Può un’azienda in buona salute, che ha chiuso l’ultimo bilancio in utile per oltre 800 milioni di euro, presentare ai suoi dipendenti l’ennesimo piano di riorganizzazione, che mette a rischio più di 1700 lavoratori? Può, se l’azienda in questione si chiama Poste Italiane. Il nuovo piano, a quanto denunciano i sindacati di categoria, parla ancora una volta di “ristrutturazione” e prospetta un futuro nero a 1756 lavoratori, impiegati in cinque regioni italiane: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Basilicata. A rischiare il posto sono soprattutto i “veri” postini, cioè quelli che lavorano nella divisione Recapito: una situazione che riflette il quadro dei dati di bilancio diffusi da Poste Italiane lo scorso 18 aprile.
Conti positivi, considerati i tempi: utile netto in calo, ma comunque pari a 846 milioni di euro, e ricavi a 21,7 miliardi, in linea con il 2010 (quando erano stati 21,8). Guardando nel dettaglio, però, appare evidente che le diverse anime di Poste Italiane si sono comportate in maniera differente: i ricavi sono cresciuti per i servizi finanziari e assicurativi, trainati dalle buone performance di Bancoposta e Postepay, mentre hanno registrato una flessione del 5% per quanto riguarda i servizi postali.
A finire nel mirino del piano “Interventi Servizi Postali – impatti previsti per il 2012”, sono stati, quindi, proprio i portalettere: la regione più colpita è la Toscana, con 600 dipendenti in esubero, di cui 130 nel Centro di meccanizzazione postale di Pisa, che sarà parzialmente chiuso. Il 2 maggio il Consiglio regionale toscano ha approvato all’unanimità due mozioni che esprimono solidarietà ai lavoratori coinvolti. Seguono l’Emilia Romagna, dove i tagli previsti sono 432, e a ruota le altre regioni.
E non si sono fatte attendere le proteste dei sindacati: i Cobas del settore, ad esempio, in una dura nota hanno contestato “le affermazioni, più volte reiterate, che l’utile sia dovuto solo ai servizi finanziari e che il Recapito registri solo segni negativi. È vero, invece – precisa il sindacato di base – che quest’ultimo lavora in diretta sinergia con il Bancoposta. I bilanci positivi sono indiscutibilmente frutto dell’apporto, non affatto trascurabile, degli addetti al recapito e del rapporto che i portalettere, negli anni, hanno instaurato con la clientela”.
Per i sindacati, quindi, parole come “evoluzione organizzativa”, “razionalizzazione” e “prospettive di sviluppo” si leggono, in realtà, in maniera molto diversa: e cioè “licenziamenti mascherati”. “L’azienda sta denunciando un esubero – spiega a ilfattoquotidiano.it Emilio Miceli, segretario generale di Slc-Cgil, che il 3 maggio, insieme ai colleghi delle altre sigle di settore , ha incontrato i vertici di Poste Italiane – e tutto lascia presagire che si tratti dell’anticipo di un progetto più ampio. La nostra sensazione è che non si stiano operando tagli per migliorare la situazione, ma per continuare nell’opera di indebolimento del settore Recapito, che sembra sempre più un asset di cui Poste vuole fare a meno”.
Per Miceli “l’azienda ragiona in modo sbagliato. Prima di tutto, Poste non è una banca, ma un soggetto di fatto monopolista nel settore del recapito. In secondo luogo, l’azienda è titolare di un servizio universale. Il Recapito registra da tempo una contrazione dei volumi, lo sappiamo: ma, ad esempio, la logistica sta conoscendo un grande sviluppo, anche grazie alla diffusione del commercio elettronico. Se l’azienda riuscisse a immaginare un progetto di integrazione verticale tra queste due realtà, creerebbe un settore in cui non avrebbe grandi concorrenti. Ma questo significherebbe fare le Poste, non le banche”.
Dopo l’incontro del 3 maggio, dal quale Miceli si attendeva “risposte ragionevoli”, la partita resta aperta. “Abbiamo chiesto la sospensione dei tagli; c’è una disponibilità di massima dell’azienda, che però dobbiamo verificare, ma sul piano progettuale restano grandi differenze di approccio tra noi e Poste Italiane”. E i posti dei portalettere rimangono a rischio.
Lavoro & Precari
Poste Italiane, conti in attivo ma 1700 portalettere rischiano il posto
A rischio 1756 impiegati di cinque regioni italiane. Per l'azienda utile netto in calo, ma comunque pari a 846 milioni di euro, e ricavi a 21,7 miliardi, in linea con il 2010. I sindacati denunciano: dietro la "ristrutturazione" solo "licenziamenti mascherati"
Può un’azienda in buona salute, che ha chiuso l’ultimo bilancio in utile per oltre 800 milioni di euro, presentare ai suoi dipendenti l’ennesimo piano di riorganizzazione, che mette a rischio più di 1700 lavoratori? Può, se l’azienda in questione si chiama Poste Italiane. Il nuovo piano, a quanto denunciano i sindacati di categoria, parla ancora una volta di “ristrutturazione” e prospetta un futuro nero a 1756 lavoratori, impiegati in cinque regioni italiane: Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, Marche e Basilicata. A rischiare il posto sono soprattutto i “veri” postini, cioè quelli che lavorano nella divisione Recapito: una situazione che riflette il quadro dei dati di bilancio diffusi da Poste Italiane lo scorso 18 aprile.
Conti positivi, considerati i tempi: utile netto in calo, ma comunque pari a 846 milioni di euro, e ricavi a 21,7 miliardi, in linea con il 2010 (quando erano stati 21,8). Guardando nel dettaglio, però, appare evidente che le diverse anime di Poste Italiane si sono comportate in maniera differente: i ricavi sono cresciuti per i servizi finanziari e assicurativi, trainati dalle buone performance di Bancoposta e Postepay, mentre hanno registrato una flessione del 5% per quanto riguarda i servizi postali.
A finire nel mirino del piano “Interventi Servizi Postali – impatti previsti per il 2012”, sono stati, quindi, proprio i portalettere: la regione più colpita è la Toscana, con 600 dipendenti in esubero, di cui 130 nel Centro di meccanizzazione postale di Pisa, che sarà parzialmente chiuso. Il 2 maggio il Consiglio regionale toscano ha approvato all’unanimità due mozioni che esprimono solidarietà ai lavoratori coinvolti. Seguono l’Emilia Romagna, dove i tagli previsti sono 432, e a ruota le altre regioni.
E non si sono fatte attendere le proteste dei sindacati: i Cobas del settore, ad esempio, in una dura nota hanno contestato “le affermazioni, più volte reiterate, che l’utile sia dovuto solo ai servizi finanziari e che il Recapito registri solo segni negativi. È vero, invece – precisa il sindacato di base – che quest’ultimo lavora in diretta sinergia con il Bancoposta. I bilanci positivi sono indiscutibilmente frutto dell’apporto, non affatto trascurabile, degli addetti al recapito e del rapporto che i portalettere, negli anni, hanno instaurato con la clientela”.
Per i sindacati, quindi, parole come “evoluzione organizzativa”, “razionalizzazione” e “prospettive di sviluppo” si leggono, in realtà, in maniera molto diversa: e cioè “licenziamenti mascherati”. “L’azienda sta denunciando un esubero – spiega a ilfattoquotidiano.it Emilio Miceli, segretario generale di Slc-Cgil, che il 3 maggio, insieme ai colleghi delle altre sigle di settore , ha incontrato i vertici di Poste Italiane – e tutto lascia presagire che si tratti dell’anticipo di un progetto più ampio. La nostra sensazione è che non si stiano operando tagli per migliorare la situazione, ma per continuare nell’opera di indebolimento del settore Recapito, che sembra sempre più un asset di cui Poste vuole fare a meno”.
Per Miceli “l’azienda ragiona in modo sbagliato. Prima di tutto, Poste non è una banca, ma un soggetto di fatto monopolista nel settore del recapito. In secondo luogo, l’azienda è titolare di un servizio universale. Il Recapito registra da tempo una contrazione dei volumi, lo sappiamo: ma, ad esempio, la logistica sta conoscendo un grande sviluppo, anche grazie alla diffusione del commercio elettronico. Se l’azienda riuscisse a immaginare un progetto di integrazione verticale tra queste due realtà, creerebbe un settore in cui non avrebbe grandi concorrenti. Ma questo significherebbe fare le Poste, non le banche”.
Dopo l’incontro del 3 maggio, dal quale Miceli si attendeva “risposte ragionevoli”, la partita resta aperta. “Abbiamo chiesto la sospensione dei tagli; c’è una disponibilità di massima dell’azienda, che però dobbiamo verificare, ma sul piano progettuale restano grandi differenze di approccio tra noi e Poste Italiane”. E i posti dei portalettere rimangono a rischio.
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Cronaca
“Presente” e saluto romano ad Acca Larentia. Il Pd condanna. La Digos visiona i filmati: “1300 presenti”
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - "Fra una tanto propagandata ed inutile 'zona rossa' e l’altra, ora il governo Meloni e il ministro Piantedosi permettono un altro tipo di zona: la 'zona nera' fatta di neofascisti con la loro squallida ed inaccettabile simbologia, certi di essere impuniti. Una vergogna per il nostro Paese, un’onta per questo governo". Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs sulla manifestazione ad Acca Larentia.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - Riunione del gruppo Pd Camera con la segretaria Elly Schlein. All'ordine del giorno dell'assemblea un punto sulla ripresa dei lavori parlamentari e sulla riforma della giustizia, con la separazione delle carriere, che sarà all'esame dell'aula.
Militello (Catania), 7 gen. (Adnkronos) - "Conservare i territori nella loro genuina consistenza è una opera preziosa di carattere nazionale, ma non si può fare se vengono impoverite, indebolite o addirittura abbandonate comunità delle aree interne montane". E' la denuncia del Capo dello Stato Sergio Mattarella nel suo intervento a Militello Val di Catania. "Vi sono gli strumenti moderni che consentono ormai di rispondere a questa esigenza - prosegue Mattarella - Il digitale consente di annullare le distanze, l'isolamento di un tempo, delle campagne, delle montagne, ma occorre procedere velocemente in queste direzione. Occorre accogliere, quindi, l'invito che arriva oggi da Militello di tenere conto di quanto sia elemento nazionale rilevante la sorte delle aree interne montane e delle isole minori. Quindi, da Militello parte una esortazione, una condivisione di opinioni che non è solo nell'interesse di questa città ma di tutti i comuni del nostro paese, grandi e piccoli, di pianura, di montagna, di aree interne, che avvertono quanto il vincolo nazionale sia essenziale, importante per ciascuno di loro e quanto sia indispensabile garantire nei territori servizi adeguati, collegamenti adeguati, e per tutti i cittadini e le cittadine".
Militello (Catania), 7 gen. (Adnkronos) - "Nel nostro paese, nel nostro Bel paese tante città, come Militello Val di Catania, tante aree interne o montane sono protagoniste della storia". Lo ha detto il Capo dello Stato Sergio Mattarella intervenendo a Militello Val di Catania. "Le aree interne, montane, delle piccole isole coprono il 60 per cento del nostro territorio, ci vivono 13 milioni di nostri concittadini - dice - Le aree interne, montane,sono per il nostro paese una ricchezza non solo storica, di memoria, conservano una immensa ricchezza di patrimonio artistico e culturale.Che fa parte essenziale, protagonista dell'attrazione che il nostro paese esercita nel mondo per la sua cultura, la sua arte, la sua storia, il suo modello di vita. Sono aree che richiedono, quindi, un intervento costante". "E' vero, come sanno bene i sindaci, vi è un problema che riguarda le comunicazioni, una quantità di servizi che vanno garantiti nell'interesse del'intero paese, non solo delle comunità interne", aggiunge.
Militello (Catania), 7 gen. (Adnkronos) - "Le nostre comunità soffrono il ridimensionamento dei servizi che riguardano la sanità, la scuola, i trasporti. Bisogna fermare questo processo, occorre combattere la dispersione scolastica e il rischio di isolamento. Spesso vedono i propri figli partire per studiare, lavorare, affermarsi in luoghi lontani, ritornare nelle feste comandate e avere un cuore sanguinante perché le radici sono forti e fa male andare via". E' la denuncia del sindaco di Miltello in Val di Catania, Giovanni Burtone, intervenendo al Palazzetto dello sport alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. "L'inverno demografico- dice- si sta trasformando in glaciazione e non e' solo con la monetizzazione che si può affrontare. Serve una visione, serve convogliare nuove energie per tornare a dare speranza a questi luoghi. Ecco perché la visita della massima carica della nostra Repubblica, del garante della Costituzione e di quei diritti fondamentali che sono codificati nella prima parte della Carta, assume carattere di evento straordinario. In un mondo globalizzato e sempre connesso in cui purtroppo gli echi delle guerre ci ricordano che la natura umana ha limiti che ci fanno ricadere sempre negli stessi errori e che ci preoccupano per il futuro. La richiesta di pace non e' velleitaria ma la consapevolezza che il più lungo periodo di pace che questo continente ha conosciuto non e' una conquista perenne ma quotidiana".
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - “Sono testimone, prima da sindaco e ora da deputato europeo, del lavoro che Elisabetta Belloni ha sempre svolto nella sua vita professionale, forte della sua esperienza in campo diplomatico e internazionale. Le sue dimissioni rappresentano una perdita importante per le Istituzioni democratiche della Repubblica italiana. A lei va il mio grazie più sincero per l'alto servizio che ha reso al nostro Paese, da ultimo nel suo delicato ruolo al vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Mi auguro che continuerà a ricoprire ruoli strategici e importanti nell'interesse dell'Italia e dell’Europa”. Lo dichiara l’europarlamentare Pd Dario Nardella.
Roma, 7 gen. (Adnkronos) - Le opposizioni non mollano la presa sul caso Starlink. Tutte le forze della minoranza insistono perché la premier Giorgia Meloni venga a riferire in Parlamento. Domani il caso sarà all'odg del question time alla Camera con l'interrogazione di Nicola Fratoianni di Avs. Le parole di Matteo Salvini che ha rilanciato l'accordo con Space X via social (ricevendo una risposta di Elon Musk: 'L'accordo con l'Italia per Space X sarà fantastico') dopo che palazzo Chigi aveva smentito la firma di alcuna intesa con il patron di Tesla, offrono al centrosinistra la possibilità di un nuovo affondo sulla vicenda e di mettere in evidenza le contraddizioni nel governo.
Elly Schlein la definisce "la corsa della destra italiana al bacio della pantofola all’uomo più ricco del mondo", una corsa dai "tratti ridicoli, se non fosse che in gioco ci sono la sicurezza nazionale, i soldi dei cittadini italiani e i loro dati sensibili” e che "sta gettando il governo nel caos, con il vicepresidente del consiglio che smentisce la stessa presidenza mentre Fratelli d’Italia bollava come fake news quanto Salvini stava confermando". Quindi Schlein torna a chiedere la presenza della premier in Parlamento su "questa vicenda paradossale, perché è preoccupante la disinvoltura con cui la destra promette agli uomini più ricchi e potenti del mondo contratti da miliardi di euro, pagati dai contribuenti, quando in Italia taglia sulla sanità pubblica e sulla qualità della vita dei cittadini. Una cosa è certa: ormai Salvini e Meloni si sono talmente appassionati a SpaceX da essere diventati loro stessi satelliti di Musk, alla faccia del sovranismo".
Anche il leader M5S, Giuseppe Conte, evidenzia le contraddizioni nel governo: "Meloni e Salvini si contraddicono a vicenda mentre giocano a fare la gara a chi è più amico di Musk. Sul piatto resta un possibile accordo per consegnare pezzi della nostra sicurezza nazionale a Musk per 1,5 miliardi degli italiani". Conte a sua volta chiama il governo in aula: "Vengano in Parlamento a spiegare anziché stare sui social o nascondersi dietro qualche nota. Non possiamo sapere quel che sta succedendo nel nostro Paese dai commenti social di un cittadino straniero come Musk interessato a espandere i suoi affari in Italia e in Europa".
Duri anche i 'centristi' Matteo Renzi e Carlo Calenda. Per il leader di Iv "la space economy è cruciale, prendiamo il migliore. E' Musk? Discutiamo, non c'è solo lui. Ma non vai a fare una cena e decidi di dare 1,5 miliardi a un amico mio che è venuto ad Atreju. Fai un percorso di trasparenza" perché "il miliardo e mezzo non è della sora Giorgia o della sorella ma degli italiani. Qui ci siamo abituati che la Meloni va in Albania vede Rama e gli dà 800 milioni, ma non sono soldi suoi. Se con i soldi suoi vuole comprare casa faccia lei, ma con il miliardo e mezzo degli italiani devi metterla in modo trasparente". Anche Renzi rinnova la richiesta di riferire in aula: "Deve venire Meloni e metterci la faccia".
Calenda promette "barricate" contro l'accordo con Musk, "un signore che, secondo tutti gli analisti indipendenti, è il principale diffusore di fake news. E noi pensiamo davvero di mettergli in mano le comunicazioni criptate, le comunicazioni più delicate del governo italiano. Ma su che basi? Elon Musk è un nemico dell'Europa". Per Riccardo Magi di Più Europa "è arrivato il momento che Meloni dica la verità agli italiani e al Parlamento. Su Starlink Palazzo Chigi smentisce l’accordo con Musk, il quale però smentisce Meloni, che viene smentita anche da Salvini: sembra un rompicapo invece sono le balle spaziali su cui il nostro governo sta galleggiando da giorni dopo l’indiscrezione di Bloomberg su Space X".
Angelo Bonelli di Avs sottolinea come si sia passati da "un'indiscrezione giornalistica" alla "voce del diretto interessato Elon Musk, che, commentando un tweet di Matteo Salvini, conferma il possibile accordo con il governo italiano. Come può un Paese come l'Italia svendersi ed essere smentito a colpi di tweet, coinvolgendo direttamente il vice-premier? Chiedo alla premier Meloni di venire immediatamente in Parlamento". Intanto domani Avs con Fratoianni metterà il caso Starlink all'odg del question time alla Camera con una interrogazione al governo chiamando in causa il ministero della Difesa: "Vogliamo sapere dal governo se, indipendentemente dall’ovvia smentita della presidenza del Consiglio sulla sottoscrizione di contratti e/o accordi con Elon Musk, è vero, invece, che il ministero della Difesa del nostro Paese abbia già esaminato e approvato l’accordo tra il governo italiano e Space X e comunque quali siano le intenzioni e gli orientamenti del ministero della difesa".